Il pezzo che state per leggere è un breve invito alla lettura che ho scritto ormai qualche anno fa, quando ero studente, e che mi piaceva riprendere (rivisto e corretto) perché ho appena riletto il romanzo in questione.
Per qualche motivo ricordo ancora con chiarezza il momento in cui lo comprai, il luogo, il punto esatto dello scaffale in cui si trovava. La stessa cosa mi è capitata con alcuni altri volumi nel corso degli anni e, sebbene non creda che ciò si debba a una ragione particolare, mi capita di ripensare con curiosità a episodi come questo, legati immancabilmente a libri, che a distanza di tempo restano nitidi nei miei ricordi.
Comprai Le cento vite di Nemesio di Marco Rossari il 20 aprile del 2017. Perché lo so? Perché da più di dieci anni mi segno la data di quando inizio un libro e di quando lo finisco, e si dà il caso che questo l’abbia cominciato il giorno stesso in cui lo presi dallo scaffale della libreria. Faceva parte, allora, della dozzina in corsa per lo Strega e purtroppo lì si fermò, non riuscendo a sfondare il muro della cinquina. Un peccato, senza nulla togliere ai finalisti e alle Otto montagne di Cognetti, che portò a casa il premio; tuttavia credo che un libro come Le cento vite di Nemesio andasse premiato, senza scuse. Una delle sue caratteristiche principali, al netto della storia meravigliosa che racconta, è la godibilità, ma non nel senso più frivolo: il romanzo è godibile perché ha una prosa adamantina, lucida, diretta, fondata su una proprietà di linguaggio che da un lato svela, da parte di Rossari, una profonda conoscenza della lingua e dei suoi meccanismi (non per niente l’autore è un traduttore), dall’altra non la fa pesare perché dosata, garbata, affilata quando serve e altrettanto morbida dove è richiesto. È esilarante, intrisa di un’ironia intelligente e brillante, colta ma del tutto priva di pedanteria; ricordo di aver riso con così tanto gusto molto raramente. Per alcuni aspetti il romanzo mi ha ricordato Big Fish di David Wallace, per altri trovo sia molto vicino al realismo magico; raccontando la vita eccezionale di un uomo, Rossari attinge al nostro ampio e profondissimo bacino storico, con i suoi momenti di luce e le grandi tenebre da cui si è risollevata (forse non del tutto) l’epoca contemporanea.
Ecco a voi la storia del secolo.
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Maggio 2017
Di norma cent’anni durano lo spazio di un secolo. Ma il tempo del sogno non è oggettivo né suscettibile alle convenzioni: vi si addensano immagini ora incoerenti, ora organiche, ora persino narrative, che durano nient’altro che una manciata di istanti, eppure a volte ci sembra di aver sognato per una vita intera.
Milano, 1999. Nemo ha trent’anni e lavora senza entusiasmo come maschera nella sala dei Vuotisti del museo delle Avanguardie delle Avanguardie, «(sì, due volte, forse ad lib.)», a Palazzo Reale. Suo padre è il famoso pittore Nemesio Viti, ragazzo del ‘99, veterano di entrambe le guerre mondiali, ingegnere per formazione, artista per vocazione, partigiano, ex comunista e, soprattutto, centenario. La sua ombra si staglia su tutto il Novecento e su Nemo, frutto tardivo di una vita straordinaria, inevitabilmente destinato a essere «materiale di risulta, scarto vivido, eco sbiadita di una vita precedente», al punto di non avere nemmeno la dignità di un nome proprio: il vero nome di Nemo è infatti Nemesio, come quello del padre con il quale non parla da anni dopo il misterioso Grande Evento Rimosso che lo ha spinto a interrompere i rapporti.
Per i cento anni del pittore, il museo organizza una mostra retrospettiva delle sue opere; durante la celebrazione, il vecchio Nemesio subisce un colpo apoplettico che lo costringe al coma in un letto d’ospedale. Da quel momento, come in ossequio a un qualche un metafisico legame, per una settimana Nemo rivive in sogno i rocamboleschi cento anni del padre: il momento della nascita, l’infanzia, l’incontro con i futuristi, l’entrata in guerra, il fascismo, Weimar e la Parigi degli anni Trenta, la Seconda guerra mondiale, la militanza nel PCI, la Guerra Fredda…
«È una metempsicosi a ritroso! Una trasmigrazione controcorrente da una generazione all’altra! Una reincarnazione surreale! Un delirio notturno…».
La curiosità di conoscere gli eventi prima di sognarli spinge Nemo a cercare con molti sforzi e pochi risultati l’autobiografia del padre, Le rose rosse che non colsi, un tempo posseduta, poi gettata nella spazzatura e ora quasi introvabile. Al termine di numerose ed esilaranti avventure, sarà il ritrovamento del libro a colmare le distanze tra padre e figlio, a ricomporre la frattura tra il passato vulcanico dell’uno e il paludoso presente dell’altro.
In bilico tra il romanzo di formazione, il picaresco, la commedia e il diario onirico, Le cento vite di Nemesio è un romanzo denso di umorismo, orchestrato sul tema del doppio: Nemo non si limita a ripercorrere la vita del padre come guardasse una vecchia pellicola, ma ogni notte si trasforma in lui. Al risveglio, i ricordi del sogno lo assalgono con la concretezza dell’esperienza del reale: i vari battesimi dell’arte, della carne, delle armi, la vita nel sottobosco berlinese degli avanguardisti, la Resistenza, la militanza comunista gli lasciano addosso la sensazione di aver fatto. Nel riflesso di un padre magnifico e ineguagliabile, Nemo rivive una vita altrettanto irripetibile, ma al tempo stesso impara a conoscere il genitore e a comprendere un aspetto fondamentale del loro rapporto: la distanza che li separa è anche responsabilità sua e, soprattutto, non è incolmabile.
«In queste notti mi sono reso conto che rinnegandolo, mio padre, non avevo solo negato me a lui, ma anche lui a me. E in questi giorni c’è stata come una riappropriazione emotiva».
Le cento vite di Nemesio scorre per cinquecento pagine di limpidezza che fanno propri i postulati della relatività generale: ironia, umorismo, garbo, leggerezza, scavo e un intreccio avvincente formano il nucleo denso di un romanzo capace di piegare il tempo con la sua forza gravitazionale, di farci attraversare un secolo e di restituirci al nostro tempo giovani come quando siamo partiti, ma inevitabilmente più ricchi di una vita.