Il Messaggero
L’estremo riassunto di tutta la teoria sul narrare può essere rappresentato da una semplice equazione:
storia = cambiamento
Una storia non è tale senza un equilibrio che si rompe, senza un bisogno da soddisfare, una ricerca da compiere o uno status quo da ripristinare. Per alcuni aspetti, possiamo immaginare una storia come una palla di neve in cima a un pendio: all’inizio è ferma (mondo normale, equilibrio), poi succede qualcosa (incidente scatenante) che la spinge oltre la soglia del piano (chiamata all’avventura), e la palla inizia a rotolare (ingresso nel mondo straordinario, strada delle prove) fino a raggiungere una nuova zona pianeggiante (ripristino dello status quo, ritorno al mondo normale); ma lungo il tragitto ha accumulato più neve, è diventata più grande (ritorno con l’elisir), oppure ha ceduto alle asperità della discesa e si è disfatta (epilogo tragico). In ogni caso, la palla di neve è cambiata rispetto all’inizio.
Ma, come abbiamo già detto altrove, l’intero meccanismo del cambiamento ha bisogno di un innesco, così come la palla di neve ha bisogno di una spinta iniziale, prima che la gravità e la pendenza facciano il resto.
E questa spinta nelle storie è spesso rappresentata dall’archetipo del Messaggero, una forza che entra in scena per proporre una sfida o annunciare un cambiamento imminente, che porterà l’Eroe a cambiare a sua volta per fronteggiare le novità.
La funzione drammaturgica del Messaggero è quella di destabilizzare l’equilibrio iniziale in cui l’Eroe conduce la sua vita, rendere cioè insostenibili le sue condizioni e perciò necessaria la ricerca di un nuovo equilibrio, che si fondi sull’acquisizione di nuove capacità, nuovi strumenti o una nuova consapevolezza.
Il Messaggero può manifestarsi in diverse forme: spesso è una persona – uno dei personaggi principali, una figura ricorrente o, perché no, letteralmente un messaggero, un araldo che porta la sua ambasciata e se ne va. Altre volte è una circostanza, come un evento improvviso al quale non ci si può opporre ma di cui l’Eroe può solo affrontare le conseguenze. Altre volte ancora è un’informazione che scompagina il quadro della situazione iniziale costringendo l’Eroe a rivedere le proprie posizioni su ciò che ritiene fondamentale e a cercare così nuove basi su cui fondare il proprio equilibrio. Qualunque sia l’aspetto del Messaggero, il suo compito consiste nel consegnare la chiamata all’avventura.
Tipi di messaggero
Vediamo ora qualche esempio di Messaggero, basandoci sulla tripartizione (necessariamente schematica e non per forza esaustiva) fatta poco fa.
Persona
Prendiamo Il cavaliere inesistente (di cui si è già detto più di qualcosa su questo blog). Il paladino Agilulfo vive in una situazione di totale equilibrio: condizione stessa della sua esistenza è una perfetta adesione al codice cavalleresco, che gli permette di agire nel mondo occupando un’armatura, pur essendo un intangibile coagulo di volontà. Il suo titolo di cavaliere è legittimato da un’impresa: l’aver salvato, a suo tempo, una vergine. Tutto si tiene, il mondo di Agilulfo è in perfetto ordine, almeno finché non interviene un Messaggero a indirizzarlo sul sentiero delle prove.
Siamo a un banchetto: i cavalieri di Carlo Magno riuniti a convivio discorrono di imprese e della gloria che ne deriva, frutto di una specie di distorsione prospettica che più il tempo passa, più le rende grandi. Ma nella mente cristallina di Agilulfo ogni cosa conserva il proprio valore assoluto ed è registrata con dovizia e catalogata.
Quell’Agilulfo che ricorda sempre tutto, che per ogni fatto sa citare i documenti, che anche quando un’impresa era famosa, accettata da tutti, ricordata per filo e per segno da chi non l’aveva mai vista, macché, voleva ridurla a un normale episodio di servizio…
Agilulfo è tanto certo dei propri meriti da affermare che
«Ogni mio titolo e predicato l’ho avuto per imprese ben accertate e suffragate da documenti inoppugnabili!»
Ma il giovane Torrismondo, solo fra tutti i paladini, polemizza con un motto dispregiativo, al che Agilulfo replica:
«Vuoi forse contestare, per esempio, che fui armato cavaliere perché, esattamente quindici anni fa, salvai dalla violenza di due briganti la vergine figlia del re di Scozia, Sofronia?»
«Sì, lo contesterò [dice Torrismondo]: quindici anni fa, Sofronia, figlia del re di Scozia, non era vergine.»
[…]
«Le prove?»
«Sofronia è mia madre!»
Torrismondo è latore di un messaggio che sconquassa il mondo ordinato di Agilulfo, dove ogni evento ha la sua giusta causa e collocazione nella storia. In un universo regolato dal principio di verità, garantito a sua volta dall’esercizio di implacabile razionalità, irrompe l’incertezza. Le condizioni di partenza sono messe in crisi e Agilulfo, l’Eroe, dovrà agire per cercare di ripristinarle.
Circostanza
La spinta al cambiamento può essere incarnata, abbiamo detto, anche da una o più circostanze, spesso ineluttabili e soverchianti, che impediscono all’Eroe di agire direttamente sullo stato di cose, ma gli concedono la possibilità di modificare il proprio approccio al nuovo mondo che lo circonda, o perire.
Per uscire un momento dalla letteratura, è il caso di The walking dead: nel pilot della serie lo sceriffo Rick Grimes si sveglia in ospedale dopo alcune settimane di coma a seguito di una sparatoria, e si ritrova in un mondo popolato da zombie, senza sapere se la sua famiglia sia sopravvissuta e dove si trovi. La sua vita, le sue abitudini: l’apocalisse zombie ha spazzato via tutto e lo costringe a un cambiamento improvviso e doloroso per sopravvivere.
Similmente si può dire dei sopravvissuti del volo Oceanic 815 di Lost, in cui uno o più eventi imprevedibili chiamano i personaggi all’avventura e li mettono senza preavviso né riguardo sul sentiero delle prove: l’Isola che credevano deserta è abitata da forze oscure e incomprensibili; a un certo punto appare un’altra comunità di essere umani forse indigena, ma che nasconde verità molto più profonde; l’Isola ha una storia recente misteriosa e fittamente intrecciata con le vite di alcuni fra i protagonisti, segno che tutto è collegato e il caso non esiste eccetera.
Per tornare, invece, ai libri, Dissipatio H.G. di Guido Morselli offre un altro saggio esemplare di Messaggero-circostanza: la scomparsa improvvisa e inspiegabile del genere umano, che distoglie, almeno momentaneamente, il protagonista dall’idea del suicidio, e lo spinge ad avventurarsi nel “nuovo” mondo in cui è rimasto solo, alla ricerca di qualcun altro.
Informazione
La terza macro categoria di Messaggeri è costituita da informazioni che spingono l’Eroe all’azione.
Il protagonista può venire a conoscenza di tale informazione per molte vie; se è una persona a riferirgliela, ecco che la categoria si sovrappone a quella del Messaggero-persona incarnata da Torrismondo. Ma le possibilità sono innumerevoli: l’Eroe potrebbe trovare un biglietto, ricevere una lettera, un messaggio, una telefonata; potrebbe cogliere un particolare invisibile a tutti gli altri; potrebbe dedurre l’informazione saliente da una conversazione, in maniera obliqua, cioè interpretando il senso del dialogo senza che l’informazione venga espressa in maniera plateale (cosa che, al contrario, fa Torrismondo). O ancora, la spinta ad agire potrebbe derivare da un’interpretazione personale di un’affermazione ambigua fatta da un interlocutore: in questo caso la responsabilità ricadrebbe interamente sull’Eroe e sul modo in cui ha deciso di intendere soggettivamente ciò che ha udito. Un esempio lampante in questo senso sono i responsi degli oracoli.
Ibis redibis non morieris in bello
Così si risponde la Sibilla a un soldato che chiede vaticini sulla guerra imminente. La profezia, riportata in latino e priva di punteggiatura si presta a una doppia lettura e quindi all’equivoco. Starà al soldato decidere quale delle due scegliere.
A seconda di come si intende la sintassi, con l’aggiunta della punteggiatura adeguata avremmo due responsi opposti:
Ibis, redibis, non morieris in bello
Andrai, ritornerai, non morirai in guerra
Oppure
Ibis, redibis non, morieris in bello
Andrai, non tornerai, morirai in guerra
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Se una storia, per essere tale, non può non basarsi sul cambiamento, non è altrettanto vero che debba essere ricca di suspense e di dubbio. Può essere, al contrario, estremamente lineare. Ma quando il dubbio c’è, quando la suspense tende le corde dell’attenzione del lettore, allora è probabile che sia entrato in scena un Mutaforma. Ma di questo parleremo la prossima volta. A presto!
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P.S. Qui puoi trovare i link alle precedenti
fronde narrative. Non perdertele!